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alcune considerazioni sui nidi

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Messaggio  gino pezzano Sab Ago 30, 2008 6:37 pm

Scegliere il nido più adatto per i nostri pappagalli.

Questo è il primo passo di un allevatore, il più importante.
Mettere nelle migliori condizioni una coppia di pappagalli significa poter sperare in una buona stagione riproduttiva.

Tutto parte dalla conoscenza dell’ambiente d’origine della specie.
Ogni specie si adatterà al nido delle dimensioni e delle forme giuste.
Iniziamo dalle forme, ne esisto diverse, a L, con cunicolo d’ingresso, a parallelepipedo, cubici.
Tratteremo quello più comune, dando poi cenni per gli altri.

Iniziamo con il materiale, il LEGNO è quello maggiormente utilizzato, per la facilità di reperimento e per il costo non proibitivo, nei suoi vari allestimenti commerciali, ponendo l’attenzione al fatto che non siano trattati con vernici tossiche per i pappagalli, che tenderanno ad adattarli alle proprie esigenze rosicchiadoli e distruggendoli in poche stagioni riproduttive.
[Alcuni allevatori utilizzano anche le tubature plastiche di colore arancio che vengono utilizzate per la realizzazione di impianti di scarico delle acque. Questo materiale ha dalla sua parte la facilità di pulizia, disinfezione e la durata notevole, per contro al suo interno vi è un ristagno notevole di umidità, che può provocare grossi problemi alla schiusa delle uova, alla sopravivenza dei piccoli. Tenderei a sconsigliarli.]

Il modello più diffuso è quello a parallelepipedo a base quadrata, utilizzato per gli ondulati, ma anche per conuri, fino ai grandi pappagalli. Generalmente l’altezza è non meno del doppio della base, esempio se un nido per conuri del sole (Aratinga solstitialis) ha come base 30 cm x 30 cm, l’altezza non deve essere inferiore ai 60 cm. Il foro d’ingresso deve essere commisurato alle dimensioni del pappagallo che dovrà utilizzarlo.
Per il genere Agapornis sarà di circa 8 cm, per i conuri di piccola taglia dai 10 ai 15 cm, per gli Psittacula dai 12 ai 16 cm, per le Ara e i grandi pappagalli anche 20 cm. Fermo restando che se il buco è piccolo ci pensano loro ad adattarlo. Però se il buco è troppo grande rischieremo di far entrare troppa luce e potrebbe non essere gradito. Risulterebbe “poco sicuro”, agli occhi della femmina.
Bisogna ricordare che i pappagalli in natura sono delle prede e l’istinto di conservazione lo mantengono.
In ogni caso bisognerà predisporre un'apertura dotata di sportellino richiudibile, che consenta l'ispezione del nido, potendo intervenire per qualsiasi motivo, come ad esempio l'inanellamento, reso obbligatorio dalle ultime disposizioni.

Gli ondulati, nidificando in natura nelle cavità degli eucaliptus, avranno necessità di un piccolo nido, con un foro di entrata di circa 6 centimetri.
In natura non utilizzano alberi morbidi, quindi il fondo del nido artificiale non deve avere nessun materiale che imita il legno in disfacimento. Il problema si propone quando saranno presenti le uova, con il fondo piatto tenderanno a sfuggire da tutte le parti quando la femmina le coverà, quindi bisognerà avere l’accortezza di formare un invito che consente il concentramento di uova e piccoli.
La maggior parte dei parrocchetti di origine australiana rispondono alle stesse esigenze.
Il parrocchetto reale australiano (Alisterus scapularis), generalmente necessita di un nido abbastanza alto (dagli 80 ai 100 cm) con un forno di entrata abbastanza grande (12/15 cm) e con poco materiale nel fondo, che la femmina adatterà alle proprie esigenze eliminando e buttando all’esterno tutto quello che non serve.
Particolarità specifica per i cacatoa in genere; nella realizzazione del nido è necessario prevedere una seconda uscita come via di fuga per la femmina, in quanto il maschio, nel periodo riproduttivo, diventa particolarmente aggressivo ed è frequente che possa provocare seri danni la propria femmina intenta a covare.

Per quanto riguarda i pappagalli sud americani, considerando che in natura vivono in zone particolarmente umide, all’interno di cavità di alberi morti marcescenti, i nidi artificiali dovranno ricostruire al massimo queste condizioni, quindi la base sempre quadrata, ma all’interno uno strato di torba da giardino, segatura e trucioli di falegnameria. Questo è il compromesso migliore.
Anche qui le dimensioni andranno adattate alla specie.
Ai Forpus coelestis, pappagallino di Lesson, verrà fornito un parallelepipedo a sviluppo verticale abbastanza profondo 35/40 cm, non amano particolarmente la luce all’interno del nido, con una base che apparentemente è eccessiva per la specie di circa 20 cm, la base così grande in rapporto alla specie, che raggiunge i 12 cm, è data dal fatto che coppie affiatate possano dare alla luce anche nidiate numerose, che necessitano di uno spazio adeguato.
Altra particolarità il genere Bolborhynchus, necessita di un nido a sviluppo orizzontale, con il substrato citato in precedenza e con un foro d’ingresso spostato secondo l’esigenza dell’alloggiamento. Le specie di questo genere hanno esigenze differenti l’una dall’altra in particolare nella modalità d’ingresso alla camera di cova, ma questo è un altro argomento che si potrebbe sviluppare più avanti.
Nido simile a l’ultimo descritto, è quello utilizzato per le specie africane del genere Agapornis maggiormente allevate, i cosiddetti inseparabili. Ai quali però bisogna fornire il materiale per la costruzione di un nido all’interno della cassetta. Alcuni come A. nigrigenis, A. personatus, A. fischeri e l’A. lillianeae, costruiscono dei veri e propri nidi con un cunicolo d’ingresso alla camera di cova, altri come l’A.roseicollis, si limita a portare all’interno dei piccoli pezzi di legno che utilizzerà come letto per uova e piccoli.

In ogni caso queste sono considerazioni generali e dettate dall’esperienza mia e degli allevatori che conosco, ciò non toglie che una specie nidifichi e possa allevare in condizioni completamente differenti da quelle descritte, anzi ogni esperienza di chi legge queste righe servirà all’accrescimento culturale di tutti quanti.

Marco Congiu per Pappasardus

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Messaggio  Admin Lun Set 01, 2008 9:18 pm

I nidi per i lori e loricoli.

Come già scritto in precedenza, valutiamo l’ambiente d’origine di questi coloratissimi animali. La maggior parte arriva dalla zona tropicale a nord dell’Australia.
Questa zona è caratterizzata da precipitazioni frequenti, a volte torrenziali; il nido quindi dovrà trattenere il calore necessario per la schiusa e per lo sviluppo dei piccoli.
La forma varia secondo la specie, solitamente sono dei parallelepipedi a sviluppo orizzontale.

Altra considerazione importante è l’alimentazione particolare di queste specie, basata principalmente da frutta, i fiori e il nettare.
Questa alimentazione porta ad escrementi liquidi che oltre a sporcare in un modo “creativo”, inumidiscono troppo l’interno dei nidi, provocando eccesso d’umidità, problemi respiratori e una proliferazione di muffe e insetti all’interno dei nidi stessi.
Bisogna trovare il metodo costruttivo che consenta una circolazione d’aria che limita i problemi.

Ora veniamo ad un piccolo progetto.
La forma, come già scritto, è un parallelepipedo di legno. La cassetta dovrà prevedere un’apertura con sportello nella parte superiore che consenta l’ispezione del nido.
Il fondo del nido dovrà essere chiuso per tre quarti della sua lunghezza, l’ultimo quarto, al posto del legno dovrà essere fissata una zanzariera fitta, che consente la circolazione dell’aria e al contempo impedisce al materiale per il fondo di uscire.
Oltre alla zanzariera sarebbe importante inchiodare una rete zincata, che sorregga il peso del materiale, la femmina e le uova, e magari i piccoli che man mano crescono, evitando lo sfondamento della zanzariera provocata dal crescente peso.

Il materiale all’interno del nido dovrà ricordare il legno marcescente dei nidi naturali, quindi va benissimo torba da giardino mista a trucioli di legna.
L’ideale sarebbe appendere il nido esternamente all’alloggiamento, con un’angolazione di circa 20°; appendendolo “storto” consente all’umidità, che tende verso l’alto, di uscire dall’apertura principale, la quale deve essere circolare commisurata alle dimensioni degli animali, quindi molto variabile.
Ultima considerazione da fare, il nido essendo fatto di legno, e non in altri materiali, deperisce facilmente, quindi bisognerà cambiarlo più frequentemente rispetto ad altri pappagalli; consiglierei di prepararne sempre qualcuno di ricambio.
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